Si stima che centinaia di cani tenuti a catena siano andati incontro a una morte atroce e ferimenti a causa degli incendi che hanno devastato più di 20.000 ettari di terreno in Sardegna, una regione dove è pratica diffusa legare i cani in aree lontane dalle abitazioni dei proprietari che non possono così monitorarli e portarli in salvo dalle fiamme e altri pericoli. A parlarne sono le associazioni Save the Dogs, Green Impact e Animal Law Italia che quindi chiedono al presidente della Sardegna, Christian Solinas, di introdurre un provvedimento regionale urgente e straordinario per prevenire efficacemente il ripetersi di questa situazione di pericolo a cui tutta la Sardegna è soggetta e che è collegabile per lo più a interventi umani e poi amplificata dal caldo e dal vento. In un comunicato viene sottolineato che questo rischio diffuso è ribadito annualmente e anche quest’anno era stato evidenziato dalla Delibera della Giunta Regionale n. 15/7 del 23.04.2021 sulle prescrizioni Regionali Antincendio.
Viene ricordato che nel marzo scorso le stesse Green Impact e Save the Dogs avevano pubblicato il primo Rapporto italiano e internazionale sulle norme di detenzione di cane a catena, che oltre ad avere raccolto una grandissima attenzione nei media nazionali, ha anche generato celermente degli sviluppi positivi in Campania (maggio 2021- introduzione della sanzione mancante alla legge regionale) e nel Lazio (agosto 2021- introduzione di una norma regionale di divieto).
Nell’attesa di una specifica legge regionale sarda, le tre associazioni chiedono quindi al Presidente della Sardegna di adottare subito un’Ordinanza Regionale Straordinaria che – sul modello delle leggi della Campania e dell’Umbria – introduca il divieto di detenzione di cani a catena senza permettere quindi differenze normative tra Comune e Comune: tutti i cani della regione hanno gli stessi diritti di tutela e nessuno deve essere abbandonato al pericolo o lasciato prigioniero di una catena o di una corda.
Le tre associazioni firmatarie dell’appello ribadiscono inoltre come la detenzione di cane a catena, spesso aggravata da una situazione di isolamento, sia comunque «anacronistica e incompatibile con le necessità etologiche» dei cani e contraria alla sensibilità collettiva – cosi come spiegato dagli esperti internazionali in etologia (prof. Enrico Alleva, prof. Adam Micklosi e altri) che hanno contribuito al Rapporto Verso il divieto di detenzione di cane a catena. Viene aggiunto che «l’attuale legge regionale della Sardegna su questo tema rimane una delle peggiori in Italia e necessita comunque di un adeguamento urgente. I modelli italiani migliori evidenziati dal Rapporto sono la legge della Campania e dell’Umbria seguite da quella della Lombardia». Anche altre Regioni italiane hanno comunque introdotto delle normative di divieto come le Marche, e con alcune deroghe, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Puglia, l’Abruzzo e da pochi giorni il Lazio. In tutte le altre Regioni è necessario quindi introdurre “urgentemente” delle revisioni sostanziali mentre la Liguria, la Basilicata e la Sicilia sono prive di normativa e dunque potrebbero adottare subito uno dei migliori modelli proposti. A livello europeo il miglior modello è la legge dell’Austria seguita da quella della Svezia.
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