Prima o poi si è chiamati ad affrontare la morte del nostro animale domestico. Qualunque sia il motivo della morte (vecchiaia, malattia, incidente) ci ritroviamo a vivere un vero e proprio lutto. Diverso però da qualsiasi altro lutto, umano o animale.

Il gatto infatti è un animale intriso di mistero fin dai tempi antichi. Si dice che arrivi nelle nostre vite per un motivo ben preciso, che scelga lui da chi andare, che ha una missione da portare a termine e compiuto questo suo compito lasci la vita terrena. Come un guerriero che ha combattuto e vinto la sua battaglia, il gatto alla fine della sua missione torna a casa. Morendo, sparendo, andando a vivere in altre case.

Lo sa bene chi ha potuto sperimentare la vicinanza di un gatto durante una malattia: il nostro amico felino solitamente percepisce la presenza di un sintomo anomalo del corpo umano e d’istinto va a posizionarsi sopra questa parte del corpo più volte al giorno per dare conforto, per proteggere, per stare semplicemente vicino. E’ come se in quel momento volesse condividere il male con noi, essere il nostro protettore, curare il nostro stato d’animo.

Le leggende che hanno come protagonista il gatto sono davvero molteplici. Il fascino di questo felino domestico incanta l’uomo che è in grado di accoglierlo ed egli è portato a vivere la sua morte come una vera e propria lacerazione dell’anima. Intesa non come una ferita fine a se stessa ma come un’apertura, un’occasione di entrare in una porta mistica.

Quando muore un gatto veniamo letteralmente catapultati in un altro mondo, ci sentiamo scaraventati in un burrone emotivo profondissimo, è come se il nostro amico felino ci avesse preso la mano per farci tuffare nell’invisibile. Per permetterci di fare un pezzetto di viaggio insieme a lui. La sua morte è un invito, ad abbandonare la paura, la mente, il controllo. Ed il dolore per la sua perdita ha proprio questo intento: far cadere le nostre difese e abbandonarci a questo viaggio divino.

MI DÀ SEMPRE UN BRIVIDO QUANDO OSSERVO UN GATTO CHE STA OSSERVANDO QUALCOSA CHE IO NON RIESCO A VEDERE.
(ELEANOR FARJEON)

Anche con la loro morte, insomma, i gatti ci insegnano a vedere oltre, ad avere fiducia nella vita, a morire in modo fluido e naturale. Solitamente, infatti, il gatto si abbandona alla morte con naturalezza, non resiste, non ostacola il flusso degli eventi.

Tutta la vita di questo animale parla, senza fare alcun rumore, senza agitazione, senza creare scompiglio.

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